martedì 28 aprile 2009

Nadia

Nadia è una ragazza francese, figlia di immigrati magrebini. Questo particolare in apparenza “insignificante” la denoterà per tutta la vita come una “beur”, un termine dispregiativo che indica la sua origine. Attraverso la sua storia assistiamo ad una cruda realtà: nel mondo che la circonda c’è infatti troppa violenza, troppo razzismo, troppa discriminazione, troppa superficialità. Persino il sindaco della città dove risiede si rivela come tutti gli altri, nel disprezzare gli algerini e convivendo con i suoi pregiudizi. Nadia non si lascia sopraffare da questo mondo, quindi lotta, contro i pregiudizi, contro l’egoismo, per raggiungere i suoi ideali, per non essere più considerata una “beur”. Sa che “bisogna sempre lottare, anche se ha la sensazione che la battaglia sia perduta in partenza”, come le ricordava il padre, uno dei suoi pochi punti di riferimento.
Nadia, nel suo piccolo, darà un contributo a superare gli ostacoli quotidiani, i suoi ma anche quelli di altre famiglie che vivono nella sua stessa disagiata condizione; entra nella politica, scoprendovi un nuovo mondo. Ciò che contraddistingue Nadia è proprio la passione di vincere, la voglia di arrivare là, dove nessun figlio di immigrati arabi è mai arrivato, la sua sete di giustizia.
Ben Jelloun Tahar, l’autore marocchino, denuncia un razzismo “moderno”, silente, che si nasconde dietro false apparenze. Trasforma la protagonista in un ideale da seguire, simbolo dell’emancipazione e testimonianza del dramma che infligge generazioni di immigrati; in una realtà che provoca angoscia e amarezza. Questo è lo spirito in cui sono immersi i lettori del romanzo, che allo stesso tempo offre anche uno spiraglio di speranza di cambiamento per una futura società multirazziale.

3 commenti:

  1. Credo che questo sia un libro che ti resterà impresso per molto tempo. Sei stata molto accorta a comprenderne le tematiche essenziali e spero che ne leggerai molti altri , magari dello stesso autore.

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  2. Come ha già detto tacitomonty questo è un libro che resta impresso...tratta un tema davvero molto attuale...di un problema come il razzismo che spesso,come hai scritto anke tu nella recensione,si nasconde dietro false apparenze.Bel libro...e bella recensione...mi piacerebbe leggerlo presto!

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  3. Finalmente ho letto anche io questo libro!Ho trovato che sia semplicemente stupendo: poche pagine per dire talmente tante e tante cose...
    Nadia sogna una città immaginaria dove il vivere possa essere una bella passione,dove esista un mondo senza brutalità,senza ingiustizia...per questa coraggiosa magrebina da qualche parte quel paese deve esistere...!Un paese dove il razzismo non c’è,dove non esistono la droga,la prostituzione,la violenza,la superficialità...
    Per Nadia e la sua stirpe questo non è il sogno delle piccole ragazzine che aspettano il principe azzurro,ma è una piccola utopia che entra nel loro spirito per non soffrire,per avere una piccola speranza che tutto possa cambiare....
    Beh per me questo paese purtroppo non esiste!Ed anche per il suo papà che le rivela una cruda e orribile verità:
    “ovunque tu vada, qualunque cosa tu faccia o dica, verrai sempre rimandata alle tue radici.Ti prenderanno per un araba anche se sei una cittadina francese.Francese non lo sarai mai.Noi amiamo alla follia questa terra,ma questa terra ci ama?ci rispetta?”
    Nadia cerca di cambiare un problema che affligge questi popoli da generazioni:cerca di cambiare la mentalità della gente,che considera i popoli immigrati un campo di erbaccia cresciuto su un terreno incolto... erbaccia che cresce dappertutto e che si strappa via senza porsene il problema...
    Nadia per queste persone resterà sempre una Qdi Haja....quest’espressione magrebina significa mediocre,non il\la migliore,colui che si arrangia per sopravvivere.
    Beh a me sembra davvero assurdo che ci possano essere delle persone talmente ignoranti e discriminanti nel mondo...!!!!
    Dafne

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