sabato 27 giugno 2009

CUORE-EDMONDO DE AMICIS

Cuore è il diario di Enrico,un bambino che abita a Torino nell’Italia del 1800.
Questo diario è davvero speciale,poiché ci porta a compiere un viaggio indietro nel tempo riuscendo a cogliere le affinità e le diversità del mondo d’oggi con quello di anni addietro!
Esso ci fa vivere le emozioni di una classe di ragazzini nell’arco di un anno scolastico...Ognuno di questi bambini,viene raccontato in modo speciale da Enrico,che ama e stima tutti i suoi compagni come se fossero suoi fratelli.
Ognuno di essi vive situazioni e storie molto particolari che si intrecciano poi con la quotidianità di Enrico e della sua famiglia.
Anche quest’ultima ha un ruolo fondamentale in questo libro:quello di far crescere il piccolo Enrico con valori inestimabili.
Questo piccolo uomo infatti apprenderà a pieno il valore dell’amicizia,dell’amore,della virtù,del coraggio,della fedeltà....egli imparerà che un soldato non è meno nobile di un ufficiale,perché la nobiltà sta nel lavoro e non nel guadagno,nel valore e non nel grado.Anzi se c’è una superiorità di merito è dalla parte del soldato ,il quale ricava dall’opera propria minor profitto.
Cuore è soprattutto un libro dove il valore dell’Italia e di ogni cosa che è italiana si fa sentire vivamente e fervidamente nei cuori di tutti i cittadini:partendo dal sindaco fino all’ultimo operaio che sembrano venerare la nostra bandiera tricolore.
Con Cuore vengono vissute in ogni momento forti sensazioni....emozioni che a volte sono semplici ricordi o piccole paure,a volte enormi sacrifici e a volte ancora è la semplice commozione per aver ricontrato un vecchio maestro,un vecchio amico o di aver assistito ad un semplice abbraccio tra un padre ed un figlio che non si vedevano da tanto...

mercoledì 24 giugno 2009

*Orgoglio E Pregiudizio*




Orgoglio E Pregiudizio di Jane Austen


Matrimoni dettati dalla convenienza e non dall'amore,l'orgoglio di un uomo appartenente ad una classe sociale elevata nel non riuscire ad ammettere a se stesso l'amore per una donna di un ceto inferiore e il pregiudizio di quest'ultima nei confronti di quest'uomo che,sentitosi forte per la sua posizione sociale,le dichiara il suo amore in modo offensivo.Questi sono i temi principali di questo magnifico libro di Jane Austen che nel raccontare la vicenda di Darcy,Lizzy e dei loro amici e parenti riflette la realtà dell'Inghilterra del 700,una realtà che l'autrice ha vissuto in prima persona.E forse è stata proprio la voglia della Austen di riuscire ad avere un matrimonio d'amore a permettere ai due protagonisti di poter essere felici nonostante il modo di pensare della società dell'epoca.Se mai deciderete di leggere questo libro,non fatevi ingannare dai primi capitoli che risulteranno noiosi,ma proseguite la lettura e vi farete completamente coinvolgere dagli avvenimenti.
Una delle cose più spettacolari di questo libro è che nonostante siano trascorsi secoli da allora,molte situazioni descritte nel libro non sono cambiate:tutte le ragazze sognano un meraviglioso matrimonio d'amore come Lizzy e sua sorella Mary,tutti i genitori vogliono il meglio per i loro figli,purtroppo ci sono ancora matrimoni di convenienza,orgoglio e pregiudizio rendono difficile qualsiasi relazione,tutti abbiamo qualche parente imbarazzante.

martedì 2 giugno 2009

Il Club del marshmallow


Il club del marshmallow

“Giuro solennemente di non rifiutare mai il marshmallow!”
“In caso contrario, qual è la pena?” chiese Brizio. “La morte!” rispose Cosimo. “Bene” continuò Peppe, “ sei stato iniziato. Ora fai parte del nostro esclusivissimo circolo!”.
“Congratulazioni, Co’ ”, disse Leo.
*
Occhi malati guardavano la scena…
*
Leo camminava tranquillo, sul viale. Stava andando a studiare sassofono. Aveva orecchio, il ragazzino. Ma non il buonsenso. “Ciao, bimbo!”. Occhi allegri, si. Ma malati. Come le sue parole. “… chi sei?” chiese Leo. “Sono il re dei marshmallow. Seguimi, ne avrai in quantità, di qualità, di ogni tipo, in ogni maniera!”. Per Leo avrebbe anche potuto fermarsi a “marshmallow”. Lo seguì, per le strade desolate che portano alla periferia. Una baracca. Leo si sentì a disagio. Ma, varcata la soglia, gli passò: “Sembra la casetta di Hansel e Gretel!” pensava. Era piccolo ma grande abbastanza per non credere più alle favole. Purtroppo. Posato il sax a terra, cominciò ad ingozzarsi. Luci, suoni, colori. Nella sua testa c’era il capodanno. Come se fosse drogato. Drogato. Il signore gli porse il sassofono: “ Suona per me!”. Sull’imboccatura, invece dell’ancia, c’era un affilatissimo coltello…
*
“Ciao, bimbo!”. “ Che vuoi?” rispose Peppe.
*
“Ciao, bimbo!”. “Ciao…”, rispose Brizio.
*
“Ciao, bimbo!”. Cosimo continuava a camminare, non prestando confidenza all’estraneo, come gli aveva ben raccomandato la madre ( non prendere caramelle dagli sconosciuti!). “Li vuoi i marshmallow?”. E quelle non erano certo caramelle.
Ancora fedele al giuramento, Cosimo annuì. “ Signore, me li cucina sul fuoco? Mi piacciono sciolti.”. “E va bene. Vieni con me.”. Il signore mantenne la promessa. Andò in cucina e lo lasciò solo nella stanza adiacente, confidando nella sua ingenuità. Cosimo si guardò attorno: marshmallow dappertutto! C’erano persino bobinoni di marshmallow arrotolato, grandi quanto bambini. Bambini.
“ Signore, posso assaggiare quelli?”

Il Baubau



Lorenzo adorava spaventare il fratellino. C’era però una cosa in particolare che faceva tremare Mattia: il Baubau.
Che spasso! “Spegnere la luce” più “fare il vocione” uguale: un bambino che urla di paura. “Strano”- pensava Lorenzo –“ con ‘sto Baubau ci casca sempre”. Invero i bambini di tre anni finiscono sempre per credere in qualcosa (o in qualcuno). Questo qualcuno (o qualcosa?) non era Babbo Natale, ma proprio il Baubau, l’ultimo figlio della mente malefica di Lorenzo.
Ogni notte era una condanna all’insonnia sia per Mattia che per la mamma:
“Lollo hai proprio rotto” – dichiarava – “ o finisci di dirgli queste stupidaggini o con Mattia ci dormi tu!”.
Quella notte Lorenzo e Mattia la passarono nello stesso letto.
Il vento, soffiando sulla persiana, produceva un rumore inquietante…
“ Lollo cambiamo ssansa. Questa ssansa mi fa paiuia!”.
“ Maledico tutte le volte che l’ho spaventato” pensò Lorenzo. “Sta calmo Mattia è solo vento” disse. “Merda!” urlò.
Si sentì un fruscio. Stavolta non era il vento. Il rumore proveniva dall’armadio di fronte al lettone. Mattia piangeva. La mamma non arrivava. Si aprì la prima anta, poi la seconda. Se la luce fosse stata accesa ci si sarebbe potuto accorgere della follia che balenava negli occhi di Lorenzo ( non in quelli di Mattia, che aveva sempre creduto nell’esistenza del Baubau).
Dall’armadio aperto scaturiva un vento gelido. Si riusciva a cogliere un puzzo ributtante e un rumore altrettanto stomachevole. Erano calate le tenebre più assolute e ciò che si percepiva era solo puzzo, gelo e rumore. Viscido. Lorenzo prese la mano di Mattia che era fredda. Forse il termine giusto è morta. Il miasma si intensificò, una lama tagliò l’aria. Dopo di che, fu soltanto buio…

“Tutti a scuola!!”. Furono queste le parole che li ridestarono.

Dante tarocco


Tratto da “La vita nuova”, cap. XXXVII.

Credea che lei non fosse più cagion del mio tormento e credea che i miei pensier ormai fosser altrove. Inver pensavo che assiem alla donna amata morisse anche Amore ma ciò, un dì m’accorsi, non era cosa vera. Ebbene in codesto die speciale, compresi appieno li sentimenti di Saulo, quando all’alto cielo fu rapito: li sensi, per un istante, abbadonaro anche me, e riuscii a coglier la mirabile visione di colei che fino a questo tempo parsemi morta. Grazie a due madonne di mia canoscenza mi rinvenni dal paradisiaco sonno e colei che destommi cominciò dicendo: Dante mio.

Dante mio, ne’ tuoi pensier sembri assai preso”

“Lo penso anch’io. Perché de lo tuo ragionamento

Non ci dici? Credi che per noi non sia argomento?”

“ L’ alma mia volò ne lo Alto Paradiso,

il cor ce l’ ha mandata sì ch’io fui diviso,

quivi col corpo e là con la mia mente,

quivi con vui e là con Bice, per un momento.

Era sì bella che bella è poco e la guardao fiso

Con li occhi di chi in sè serba l’ amor umano

e l’amor divino ch’ad una sola criatura

sceglie di regalare in vita e in morte e sempre”.

“A noi dai a ‘ntender che neanche del profano

amor siam degne e che fue donna così pura

che per sua vertute, ancor ora, ’l core tuo riempie!”

Letteratura: ieri e oggi pag. 117