giovedì 18 novembre 2010

IL RITRATTO DI DORIAN GRAY


Sostando un giorno del 1884 nello studio di un amico pittore,ad Oscar Wilde si mozzò il fiato vedendo posare davanti al cavalletto un giovane modello dalle fattezze incantevoli.Disse:”Che peccato che una creatura di tale gloriosa bellezza un giorno debba cominciare ad invecchiare!”.Il pittore replicò:”Che delizia sarebbe se potesse rimanere sempre come ora,e al suo posto invecchiasse il ritratto!”.L’idea non si cancellò dalla mente di O.W. che,a distanza di sei anni,tradusse questa sua esperienza in uno dei ritratti letterari più noti della storia:”Il Ritratto Di Dorian Gray”.Scrivo “tradusse” perché la trama del romanzo ricalca perfettamente la reale esperienza di O.W. e perché i tre – il pittore,l’intellettuale,il modello –,trasposti nelle figure di Basil Hallward,Lord Henry Wotton e Dorian Gray,sono gli unici del romanzo,tra i capisaldi del Decandentismo Europeo nonchè del nascente movimento estetizzante inglese.L’ipocrisia delle istituzioni politiche ed ecclesiastiche e,ovviamente,dell’alta società inglese,nata nelle età post-napoleonica e romantica,matura durante l’era vittoriana,e trova la più concreta reazione nel nuovo movimento estetico,il cui archetipo era già stato fornito da John Keats (che nell’Ode ad un’urna greca scrisse :” Il Bello è Verità,la Verità il Bello,-questo è tutto/Quanto sappiamo in Terra,e tutto ciò che bisognamo conoscere “ ),poi sviluppato da John Ruskin,A.C.Swinburne,Walter Pater e infine ripreso da Oscar Wilde che gli dà una connotazione più fortemente edonistica.Con la speranza di non venire accusato di aver infranto il copyright,riporto i seguenti passi del romanzo : “La Bellezza è una forma di genio,è più elevata,in realtà,del genio,perché non ha bisogno di spiegazioni.E’ uno dei grandi miracoli della vita […].Non si può mettere in dubbio.E’ sovrana per diritto divino.Rende prìncipi coloro che la possiedono […]Ah!Goda della sua giovinezza mentre la possiede.Non butti al vento l’oro dei suoi giorni ascoltando gente noiosa,cercando di migliorare un fallimento senza speranza o sciupando la sua vita con gli ignoranti,la gente comune e volgare.Questi sono gli scopi malsani,i falsi ideali della nostra epoca.Deve vivere!Vivere la vita meravigliosa che è in lei!Non si lasci sfuggire nulla.Non si stanchi di ricercare sensazioni nuove.Non abbia paura di nulla…Un nuovo edonismo:ecco ciò di cui ha bisogno il nostro secolo.Lei potrebbe diventarne il simbolo visibile.Con la sua personalità,non c’è cosa che non potrebbe fare.Il mondo le appartiene per una stagione…” ,che meglio di mille altre parole rendono il senso del nuovo carpe diem edonistico Wildiano e del trionfo dell’arte sulla realtà,nella guerra del "doppio" che vedrà morti suicidi Dorian Gray e,con lui,la realtà.

lunedì 8 novembre 2010

ottonovembreduemiladiecioredodicietredici IL VENTO

Frusta le verdi fronde,
le spazza via, ci sputa...
passive, masochiste,
invocan pietà al gelo.
E' il sole che risponde:
pacifico resiste
alla sua tristezza bruta,
solvendolo in un velo.

sabato 6 novembre 2010

PILATO


Infine il sol si rieclissò diretro ai monti, dandomi di nuovo l'adito di uscire.
Inoltratami per i vicoli, tra le casupole sbiadite, imboccai il decumano, pervenendo poco dopo a una magnifica villa: alte colonne, ampi giardini, stanze vastissime... fu proprio in una di queste che rinvenni l' uomo. Triste e disperato, si rannicchiava nella sua lettiga e si contorceva, come in danza al frinire depresso delle cicale. Non molto intercorse, che anche lui inscenò lo stesso spettacolo di ognuno, di ogni volta: cessando di pianger lagrime, cominciò a lagrimar l'anima sua stessa. Ad ogni goccia si emaciava, i suoi due lumi vitrificando, originando (strana sorgente!) due forme di sé a lui identiche, e fra loro, perfettamente.
Ma 'l perder la sua anima non gli cagionò il decesso, tant'è che i due „lui“, collocatisi agli antipodi del cubicolo, prensero a richiamarlo, ognuno verso sé, come fosse un cucciolo. L'uno sussurrava: "Praefecte Tiberiae, eum crucifige! E' questa la voce del popolo"; l'altro: "E' un uomo innocente: ascolta tua moglie, riconsegnalo a sua madre!".
Si alzò e, col vacuo sguardo di un morto che vive, si diresse arrancando verso il primo. Adoro quando fanno così! Sedutosi a terra cominciò a riassumerla, ficcandosi in bocca i brani che lentamente dilacerava, dai piedi infino alla testa.
Io feci lo stesso, con l'altra metà.
Solo quando il sole riprese a spiarmi da sopra il monte, me ne andai da lì. Solo allora sopraggiunse Morfeo, a coronare il sonno di quell' uomo di molte spine.
Sono Lilith, mi chiamano la Notte, e porto consiglio. Né provo vergogna a cibarmi degli scarti delle altrui coscienze: come sussisterei altrimenti??

martedì 26 ottobre 2010

ET'NAD




Ho detto alla mamma che dopo il lavoro non sarei rincasato, e che sarei tornato direttamente domattina, all'alba. La mia famiglia potrà tranquillamente trascinare la sua giornata sulla spiaggia senza di me, domani, a stringersi e salarsi come delle acciughe. Io rimango a casa a dormire, domani.
Ho con me una stuoia, una pila elettrica e una felpa. Anche se siamo a Ferragosto, la sera fa freddo uguale. Mi trovo in un andito della costiera amalfitana, la Luna mi ammicca e io, sinceramente, mi lascio sedurre. E' il primo dieci agosto che trascorro in questo modo, disteso, sulla spiaggia. Il mio occhio destro carpisce residui visivi rossogiallognoli di bivacchi che, nelle spiagge adiacenti, animano la nottata di ragazzi come me, aiutati leggermente da chitarre e qualche birra. Giustissimo. Ma, ragazzi, io stasera me ne sto qua. Me ne sto steso sulla spiaggia, a guardare le stelle cadere, a immaginare di raccoglierle, desiderando di poter esprimermi.
Il dondolìo del mare... scrosh... un gattino, sotto il pattìno arenato laggiù, mi fissa coi suoi fanali. O vieni qui o te ne vai: mi metti angoscia. Chissà dove te ne andrai... salirai su un tetto, e con un balzo guadagnerai la luna (come Howard Lovecraft)?...
... E' già l'una. Stasera il sonno lo rigetterò, perché per dormire ho tutta la vita. E' più di una settimana, ormai, che tiro avanti come un automa. Ogni santo giorno, senza esitare, mi butto a capofitto nella routine: spiaggia, libro, lavoro, sonno, spiaggia, libro, lavoro, sonno... non ce la faccio più; devo dedicarmi un po' più di tempo.
Quante stelle, oh, quante stelle... le stelle... il cielo... i Cieli...
Oggi ho letto il canto XXX del Purgatorio, in particolare il brano in cui, dopo tanto tempo, Dante reincontra Beatrice. Credo di ricordarlo

"Così dentro una nuvola di fiori
che da le mani angeliche saliva
e ricadeva in giù, dentro e di fori,
sovra candido vel cinta d'uliva
donna m'apparve, sotto verde manto,
vestita di color di fiamma viva."

Come è possibile dedicare un'intera produzione letteraria, una vita, a una donna? a considerare una donna, un essere umano, in questo modo?
Padre Dante, tu che pur scrivevi "amor, ch'a nullo amato amar perdona", credi che lei t'ami (ad amarti si, anche un uomo sposato con tre figli comincerebbe ad amarti dopo un simile florilegio), o comunque, ti ha amato? Tu stesso nel tuo Paradiso ti fai trattare come un nipotino sciocco, piuttosto che come un'amante. Avrai coscienza del fatto che hai avuto quattro figli da una Gemma, hai composto versi per una Petra, hai desiderato di ragionar solo d'amore coi tuoi amici, le loro mogli, e la number thirty nella top sixty delle sbarbatelle più bone di Firenze, in un vascello sperduto in mezzo al mare. E che Beatrice è solo un luogo letterario. Mio inestimabile tesoro, ti chiedo scusa per la spietata ragione che troppo spesso prende il sopravvento sulle mie calde passioni. Ma non posso che pensare che Beatrice, quandanche sia esistita per te, nella sua essenza e nel suo ruolo pregnante nella tua quintessenza, non possa esistere oggi, considerando tutta la strumentalità che inquina la nostra società. Ormai l'innamoramento e il disinnamoramento sono sempre più calcoli cervellotici, sempre meno preconsci. Vedo fidanzati della stessa età, della stessa nazionalità, coi medesimi interessi... era così composto l'Androgino di Aristofane? A una metà ne corrisponde una e una soltanto, oppure ce ne sono molteplici, per così dire, "compatibili"? Devono metterci davvero così poco tempo per trovarsi, e in un luogo così circoscritto? E se intendessimo il mondo come creato, quindi come universo?
Non ci vedrei nulla di male se la mia anima gemella abitasse su un altro pianeta. Lo troverei, anzi, molto più logico... anche se "che schifo!", proprio non mi immagino fare sesso con un grigio. Magari c'è un me-femmina che vive in una realtà a questa parallela e speculare, che in questo momento sta pensando alle stesse mie cose. O magari, come credo, è più intelligente, a queste cose ci è già arrivata, dunque sta già cercando un modo per trovarmi, e raggiungermi. Uau...
Questa nostra Storia avrebbe davvero bisogno di un giro di boa. Si ripete, pedissequa, da fin troppo tempo. Sta stagnando... E se arrivasserò fra poco? Si, gli alieni. Quelle sul 2012 secondo me non sono tutte boiate. Tutte quelle che noi crediamo boiate, secondo me, sono tutte legate da un filo a noi invisibile. Religione compresa. Chi ci dice che Gesù non è sceso anche in mezzo agli alieni, con sembianze aliene, ad annunciare il Vangelo? Può essere che è andato da loro e poi è venuto qui. (Fua...) Può essere (aaah...). L'Arcangelo dell' Annunciazione sarebbe un marziano, avrebbe rapito Maria nel sonno e, nottetempo, le avrebbe innestato il seme del Gesù del suo pianeta, rimandandola poi a casa. Si spiegherebbe così perché suo figlio è anche Padre... ah!, se il Papa leggesse i miei pensieri... verrei scomunicato senza colpo ferire. In realtà, più che pensieri, sono cocktail un quarto ragione e tre quarti fantasia... (hahh...) Non ci credo neanche io... o forse si...

L'umanoide immolò Dante, passandogli il cuore col suo spiedo. Spietato.
Mentre il suo spirito colava pigramente sopra il Cielo, sulla Terra il corpo suo freddato, freddo, si immergeva nel più lungo e inesorabile dei respiri: l'ultimo.

((Il vento, il verde, il vespro ))
(Che attende? Che apprende?? Che attende a ridestarsi???)
Questi pensieri, che imbrattavano il volto della gente di una solenne afflizione, contrastavano in modo impressionante (impressionistico) con quelli di Et'nad, che lievi la pennellavano di beatitudine serafica e immota.
Et'nad, la sacerdotessa, restava distesa nel grande prato di asfodeli.
Estrofletteva l'udito in un abbraccio all'universo, tentandone le riposte vibrazioni da cui scaturiva la sua musica perfetta; i suoi immensi occhi liquidi nuotavano nell'imperscrutabile oceano interstellare, e la sua mente scivolava attraverso gli anni-luce all'incommensurabile velocità dell'Immaginazione. Oltre il tutto; poi, da lì, oltre il nulla... verso il luogo in cui la Divinità ha posto la sua dimora.

((I soli si coricano, si destano e si ricorcano, al di là dell'orizzonte, volte e volte))

Ella tuttavia restava, senza bere, mangiare, proferir parole, spostarsi di un miserrimo millimetro dalla posizione che aveva assunto da troppo tempo lì, distesa, di diaccio...

...Calde mani si affannano sulla mia pelle.
Ah! Il freddo di una lastra, mi pervade la schiena!
Il momento è oramai giunto, amore... sono in piazza, deposta nell'altare.


((Adagiarono il suo corpo nell'Ara Sacra, un parallelepipedo di crisoberillo, cavo, istoriato con le spettacolari sequenze in cui Dio sottrae con un raggio ascensore il primo sacerdote Huhsej, suo figlio, alla prigionia degli Inferi))

?? Come si sia potuto decretare la sua fine? Vero: i suoi cuori non pulsavano più, i suoi occhi ricordavano vitree lastre nere, solo a tratti marezzate dal solito suo verde, luminosissimo. Da che medicina in medicina, poi, trascorso qualche tempo senza mangiare e bere, lo stato di morte viene dato per scontato. Pur tuttavia il cadavere non mostrava la benché minima intenzione a decomporsi, addirittura ancora riluceva di quel quid di trascendente, che faceva rassomigliarla, a chi la vedesse per la prima volta, a un angelo partorito nei Cieli. Morte abnorme...
Nessuno era accarezzato dall'idea che quel nero così abissale, era in realtà la culla di un segreto impronunciabile. E quel verde, la Speranza di riuscire a trovare la forza per pronunciarlo. La speranza di non trascinarselo nella tomba.

((In preda alla più totale desolazione, si preparavano tutti alla cerimonia del "Gran Volo"))

L'ora arrivò con triste flemma, come la folla che, con le sue tuniche, infiorettava di viola i paraggi dell'ara. Prendevano congedo a uno a uno, i secondi, e in groppa a una lumaca scortavano i tre soli al loro quotidiano decesso.

((Ancora un poco al calar delle tenebre...))

Leiru, l'Accecante, scavalcando ultimo la vallata, avallò il mesto momento di dare il funebre giaciglio alla Santa Fiamma, che era custodita nel minareto di nord-est.

L'altare avrebbe fiammeggiato per circa un istante, cambiando la salma al suo interno in un mucchietto di cenere, senza subire alcunché. Era l'Ara Sacra.
Non potevano assistere, dall'esterno, ai miracolosi mutamenti chimici che stavano avendo luogo all'interno dell'altare: la Fiamma, dimenandosi nel gran solido, stava sbiadendosi in coloriture verdastre, poi blu, quindi incolori; fino a farsi acqua.
Che strano fornello, che strana pentola, ma soprattutto, che insolita pietanza!
Per trepidanti secondi la pira si levò alta, nel cielo. Poi, non appena venne ultimato il processo di formazione dell'acqua, si manifestò il prodigio di tutti i prodigi:
la pentola, carbonizzata, era ormai in sgretolamento. E la pietanza... era illesa.

((Si destò, in un fluire di movenze sonnamboliche, tra le grida e lo stupore generali))

Poi dall'ara, insieme all'acqua, sgorgò un silenzio che allagò tutte le bocche.
Fu proprio la sacerdotessa ad asciugarlo, con una semplice, pesantissima parola:
"Partiamo".

Nel giro di due albe e due tramonti, le astronavicelle erano approntate.
Scarcerata dalla Morte, Reduce dal Baratro, Ribattezzata dal Signore, Et'nad veniva considerata come una divinità dagli abitanti del pianeta Yuhghorth: tutti erano convintissimi che lei fosse la re-incarnazione di Huhsej.
La sua ora non era giunta davvero e, quandanche fosse giunta, Iddio l'aveva radiata, decretando che il ruolo che lei svolgeva nel suo disegno non era stato del tutto portato a compimento. Pochi minuti dopo la partenza, già stazionavano nell'orbita di un pianeta che sulle loro mappe era segnalato col nome di "Gea".

Era solito trascorrere le prime ore della notte disteso nel prato, ad ammirare il firmamento. Questa tradizione, si intende, era limitata al solo periodo estivo e, quella sera, Dante non disattese alle sue abitudini. Non aveva ancora vent'anni, il ragazzo, e già soffriva d'insonnia.
Chissà come sarò a ottant'anni... credo come un vecchietto arzillo, sempre sveglio, tutto dedito a leggere e scrivere libri. Sarò insignito del premio Nobel per la letteratura, si.. cascasse il mondo...
Come fosse facile... guarda come vola, il ragazzino!
... per il momento molto meglio leggerli i libri, però...
per i miei amici ero il "Temerario", Dante il Temerario. Come ero spericolato... ricordo che, a causa delle mie bravate in classe, mi sospesero dalle lezioni per un mese intero. Se mi dicevano "E se facessimo..." oppure "Uau... immagina che...", per me era già bell'e fatto, già era realtà, non esistevano limiti o proibizioni. Che tipo strano che ero, fino a non molto tempo fa. Ma può essere mai che in questi due decenni di vita coraggiosa non ho avuto mai il coraggio di poggiare la penna sul foglio, se non per scrivere bigliettini stupidi, disegnare caricature oppure, ma proprio come limite massimo, fare i compiti?? Un giorno ci riuscirò, e pure maledettamente bene, costi quel che costi. Prima o poi le mie innumerevoli masturbazioni mentali al chiaro di luna...

...l'invidia dei più maestosi metafisici, posso assicurarvelo...
...troveranno ospitalità (troveranno ospitalità... bella questa, devo segnarmela...) dentro delle pagine... Costi quel che costi. Ma adesso, proprio non ci riesco... al momento i miei pensieri sono congestionati, come quegli odiosissimi starnuti che proprio non si decidono a uscire fuori. Eccolo! No... aspettaspetta! Falso allarme...: così. Il bianco della carta poi, mi è così imbarazzante... come se mi fissasse, e mi dicesse: "E allora?"
Questa insonnia, e conseguentemente l'abitudine di vegliare alle stelle, Dante le aveva adottate da poco tempo. Da poco, infatti, era emigrato dalla lontana Italia, in seguito al decreto di un grassone che, in combutta con un baffone, aveva deciso che data la sua "giudaicità" in Italia non ci poteva proprio più stare.
Se sei anni fa la mia famiglia non avesse deciso di trasferirsi in questo luogo, nel sud del Nord-America, probabilmente adesso sarei ad Auschwitz, a Treblinka, o a Sòbibor, chi lo sa, a lavorare 18 ore al giorno con la Morte sul nodo del collo...
Fa freschetto stasera.

Rientrò in casa, senza far rumore, regalando alle stelle i suoi pensieri, e al prato la sua sagoma, pressata nell'erba.
La mattina seguente, mentre la sorellina era a scuola, Dante diede una mano ai suoi nella fattoria. Poi, dopo pranzo, libertà. Scese giù in paese un po' a fare il filo alla bella Jane, quella del bar, se ne stette un poco in biblioteca, a leggere, poi, poiché era giovedì, andò a soccorrere il vecchio Mr. Kane (in realtà il suo cognome era Singfield, e nessuno ha mai capito perché tutti lo soprannominassero in questo modo) a scaricare la store dai camion. Arrivavano una volta ogni tre o quattro giorni. La store da quelle parti veniva chiamata anche mercancìa: lo spagnolo valeva l'inglese.

La vita lì era semplice, e quello che all'inizio, ai suoi occhi, era come un piccolo paradiso, cominciò pian piano a trasformarsi in un inferno di noia da cui doveva escogitare il prima possibile un modo per uscire. In quel periodo, aveva deciso, avrebbe aiutato la sorellina a fare i compiti e avrebbe dormito un po' di più il pomeriggio, per potersi meglio concedere il suo momentino notturno a tu per tu col cielo. Per placare il senso di inquietudine che lo perseguitava, per poter dare delle risposte adeguate alle incalzanti domande della sua vita.

Dante puntava il soffitto. Non bastavano cento pecorelle; nemmeno duecento credo sarebbero bastate: la sua insonnia si faceva via via sempre più cronica. Chiunque non sarebbe riuscito a riacchiappare il sonno poi, figurarsi dopo quel sogno.

Quell' immagine sparata a casaccio sulla mia corteccia cerebrale era così nitida, e reale... settembre inoltrato, e la mia fronte gocciola. Cos'erano...
quei chiamiamolicosì "alieni" avevano delle tuniche viola scuro, ricamate all'altezza del colletto e delle maniche con... non ricordo...
Rovinò dal letto, trasalì. Risalì, ma non si riaddormentò.
...

Un volto. Era ovale. Ovale e olivastro, bocca piccola, naso piccolo, occhi verdi a mandorla, senza sopracciglia, distantissimi tra di loro. I suoi capelli erano spessi, dello stesso colore della pelle. Non erano ciocche, sono certo... ogni singolo capello sembrava un tubo, un tentacolo. Non so perché, era donna. Non una femmina di uomo, però, una femmina di qualcos'altro. Il corpo era piccolo, lucido, e una toga aderente faceva intuire un abbozzo di seno. Viola, raffinatissima, ricamata in similoro, recava un fulmine sul colletto e sulle maniche, con un omino dentro.
E nulla più. Poi un sorriso. Quello si che era umano. Grondante di amore. Un amore così... umano... La baciai. Si, che schifo la baciai. E nulla più. Mi sento vuoto.

...

Il cielo era tersissimo, la luna, piena, il sonno, come al solito, poco. E Dante non faceva altro che rimuginare sullo stesso pensiero... non sapeva pensare a nulla di nuovo.

Ieri notte ci siamo abbracciati. Per tutto il tempo. Mi ha detto tante cose (non è che me le ha dette, le ho percepite)... che lei vagava fra le stelle e fra gli Eoni nei fumi di un'arditissima meditazione, cercando proprio me, la sua anima gemella, come se sintonizzandosi coi soli suoi sensi avrebbe potuto trovarmi... come fossi un'onda radio! Ci è riuscita. Mi ha trasmesso un pensiero, che io direi con queste parole:
"Per giungere ai sogni tuoi la mia anima ha superato i limiti, li ha distrutti. Quella che ho concepito è, dunque, la Verità". UomoGesù, che freddo! Solo la più geniale tra le insanie o più folle perspicacia possono condurre a un tale concetto.Quando sogno, è come se la mia essenza si staccasse da me, e se ne andasse a fare un giretto nonsodove. E lì, in quel nonsodove, ad aspettarmi, c'è lei, Et'nad. Brrr.


I genitori non sapevano come dirglielo. Dove lo stavano accompagnando, non era il cinematografo.

...
Il giorno non esiste per me, è improduttivo. Vivere, per me, vuol dir sognare.
Il giorno è il vero incubo... gli psichiatri sono crudeli,mi sbeffeggiano, mi torturano. Bene, gli dico, così mi stanco e mi addormento prima! Mi ha detto che mi ama (non è che me lo ha detto, l'ho percepito). Così come ho avvertito che non vuole più svegliarsi, perché vuole stare con me. E che quando io sono sveglio lei si annoia tanto, e che la sua vita non è fatta d'altro, se non di attesa e di amore per me. Non d'altro. E io le ho detto di svegliarsi, perché voglio assolutamente incontrarla, qui, nella mia realtà. Lei però avrebbe voluto coinvolgere anche Yuhghorth in questa faccenda. Yuhghorth è il pianeta in cui vive. Secondo lei anche gli altri potevano amare. Scusi! Può prestarmelo?
...

Geniale! Per acquistare credito fra i suoi aspetta che la pongano nell'ara sacra, per cremarla, e lei, risvegliandosi, risorgendo (la Santa Fiamma non bruciava chi era vivo), sarebbe stata per tutti l'erede di Huhsej. Alla mia domanda su chi mai fosse questo Huhsej, mi ha risposto che era il figlio di Dio, giunto sul suo pianeta per redimere tutti dal peccato originale, con la sua morte. Sostiene che è risorto dagli Inferi ed è stato assunto in cielo, dove ora siede alla destra del Padre. E che un giorno sarebbe tornato, splendente di gloria, e il suo regno sarebbe durato per tutti i secoli dei secoli. E poi mi ha mostrato il colletto. E le maniche. Sono rimasto sbalordito, senza fiato. Rabbì! Lei! Lei! Non lo butti via, lo dia a me!
...

Sono un cencio, un detrito umano, ma contento tuttavia, felice, perché la scorsa notte la mia Et'nad mi ha rivelato che finalmente l'adagiata nell'ara. Ci incontreremo davvero, perché ha detto che verrà. Verrà. Con tutta la sua gente. Poi vedremo chi è il matto! Chi sa che sta succedendo nel mondo, fuori da questa topaia... ah, un giornale! Chiederò a quel bastardo, nel modo più educato possibile, di prestarmelo.
Lo psichiatra gli disse di no. Che doveva esserci scritto su quel giornale, pazzo che non era altro??
...

Magari oggi sarà più gentile. Ho un bisogno disperato di sapere.

((Non significa niente! Niente di niente!! Sei solo un pazzo!!))
Lo psichiatra glielo scaraventò in faccia, e filò via di corsa. C'era scritto, in prima pagina:

roswell Daily record
RAAF Captures Flying Saucer
On Ranch in Roswell Region.

Era quella la notizia che aspettava fedelmente da quasi un anno.
I suoi genitori arrivarono tre giorni dopo l'incidente nel ranch, il 6 luglio, pentiti, muniti del più acuto leguleio della contea. Con un processo si dimostrava che Dante era capace di intendere e di volere e che gli squilibri mentali del periodo '46-'47 erano dovuti a stress eccessivo, e ripetuta assunzione di farmaci tranquillanti. In realtà non c'entrava niente né la prima né la seconda tesi ma, nel giro di due settimane, Dante era fuori.
La cameretta che popolò non era la sua, perché il governo li aveva letteralmente estromessi dal loro ranch, e da ciò che stava accadendo al suo interno.
Cameretta o manicomio, per lui non faceva alcuna differenza. L'importante, adesso, era lei.

In quel ranch, a quell'ora, militari scocciati avevano messo tutto sotto stretta sorveglianza, delimitando l'area. Un po' più lontano dai nastri del notrespassing, Dante rinvenne un lembo di vestito, bruciacchiato, di una strana tinta violacea...

Ascoltatemi
Così raccontò a tutti ciò che le stelle gli avevano confidato. Dell'umano Dante, dell'amore che nutriva nei suoi confronti, e della rivelazione divina che loro, proprio loro, mescolandosi alla popolazione terrestre avrebbero dovuto avviare una nuova razza, la razza prescelta da Dio. Avrebbero convissuto in pace, fino al giorno dei giorni.
(Visioni, illusioni, fandonie!)
(Sia soggiogato piuttosto, il pianeta Gea!!)
Le voci proruppero dall'impianto audio delle navicelle, riducendo quella della sacerdotessa a vapor d'acqua.
(Le risorse!)
(Sterminiamoli, il loro pianeta sarà nelle nostre mani!)
(C'è ossigeno a sufficienza!)
Et'nad soccombette a queste lame... al cospetto del male lei soccombeva sempre. La sua bontà non combatteva il male, solo faceva il bene, null'altro. Credeva che i malvagi dovessero essere lasciati liberi di operare, perché anche loro hanno diritto alla libertà, perché in fondo a terra si semina e basta, ma è in cielo che si raccolgono i frutti, sempre ammesso che questo cielo esista. Lei ci credeva.
Anzi, Porgerò l'altra mia guancia... Sarà peggio, per tutti voi!, pensava e poi diceva, mentre la rinchiudevano nelle segrete della nave-madre.
Mentre uno strano liquido spillava dai suoi occhi a bagnare il pavimento.

Se il governo e l'esercito dicono Top secret, vuol dire che in effetti c'è qualcosa da tenere secret. Inutile negare l'evidenza: la notte tra il 2 e il 3 luglio dell'anno 1947, nel mio ranch sono precipitati velivoli di entità sconosciuta. Non erano palloni sonda perché (uno) i palloni sonda non possono esser fatti di materiale totalmente assente nella litosfera (due) lo so benissimo, i brani bruciacchiati di tessuto viola non erano messi lì per una caccia al tesoro. Ci saranno anche dei cadaveri, sicuro come la pasta in pasta e pesto. Ad ogni modo, non voglio stare più in un paese dove ti viene preclusa anche la facoltà di conoscere che cosa è piombato nel tuo ranch.

Giustamente il ciccione era stato giustiziato, anche se non dalla giustizia. Il baffone aveva avuto almeno la dignità di impallinarsi il cranio. Adesso che poteva, voleva ritornare nel suo paese. Era stanco del New-Mexico, voleva il suo paese ma, soprattutto, la sua cara vecchia lingua.
Amori interplanetari, tuniche, schianti di velivoli inidentificati, Gesù Cristi, voleva assolutamente obliterarli dalla propria mente.
Così come voleva a tutti i costi scordarsi della sua pazzia. Quale follia lo aveva spintonato a credere in certe cose? Cose per cui era stato torturato, diamine. E sbeffeggiato anche.
Ma ora era lo stesso Dante D'Andria di dieci anni prima. Ebreo. Annoiato.
Più che di rivolta intellettuale, si trattava di titanismo bello e buono, perché sapeva perfettamente che non sarebbe mai riuscito nel suo intento: come poteva dimenticare i sogni, la telepatia (anzi, l'amore) che c'era fra lui è l'aliena?

L' Italia entrò nella NATO, diventò repubblica. La Fiat presentò la 600, ci fu un bel boom (economico, s'intende), un autunno caldo di scioperi, e il suo conseguente boom (questa volta reale: a Milano, in Piazza Fontana, il 12 dicembre del '69), un bel disastro ecologico, a Seveso, nel '76. Nell' 84, Craxi presentò il decreto Berlusconi, nel '92 Falcone e Borsellino furono accoppati dalla mafia, nel 2006 gli Azzurri riconquistarono la tanto agognata Fifa World Cup.
Grazie a Jahvé, non difettava affatto di peculio; trascorse a uno a uno i tempi del suo paese, insieme ai suoi genitori, gli unici che sapevano ciò che sapeva (Anche se all'incomincio della storia lo avevano rinchiuso in un manicomio, non fa nulla: si perdona).
Suo padre morì proprio nel '76. Si trovava al nord per visite mediche specialistiche (soffriva di una grave forma d'asma) e finì intossicato dalla diossina, pace all'anima sua. Sua madre riuscì a vedere l' Italia quarta volta campione del mondo. Morì d'infarto poche settimane dopo, ma non credo che ciò sia dovuto all'eccessiva felicità.
Li salutò, non senza rimpianto, pronto ad abbracciare i tempi nuovi. Quelli brutti. Ma più che brutti, strani, perché nell'aria c'era qualcosa di strano, come se da un momento all'altro stesse per accadere qualcosa. Giunse senza arrancare minimamente, ottantaseienne (altro che arzillo), tutto dedito a scrivere e leggere libri, fino all'anno 2012. Il suo ultimo libro aveva venduto due milioni di copie in tutto il mondo, tradotto in trentadue lingue. L'anno prima aveva sfiorato il Nobel e, quell'anno, era nuovamente candidato.
...
...
...
(Ma perché non è più apparsa nei miei sogni?? Perché non è più arrivata???)

Perché le veniva costretta la veglia attraverso l'uso di psicofarmaci, dagli stessi che fino a poco prima la veneravano come secondogenita del Nostro Signore. Cioè Et'nad non dormiva che erano più di sessant'anni. Poi solo degli stupidi avrebbero invaso un pianeta senza conoscere nulla al riguardo. E dei tipi in toga viola al volante di fulminee astronavicelle non potevano, matematicamente, essere degli stupidi. Per sessantacinque anni, dunque, a turno, scendevano, perquisivano, rapivano, installavano chip nei cervelli di chi gli capitava, studiavano. Riscendevano e poi risalivano. Questo fecero. Quando avrebbero ottenuto fin troppe informazioni e ridotto i rischi di un'eventuale fallimento fino allo 0,0¯%, avrebbero attaccato.
La data prevista per l'atterraggio totale era l'anno 2012, proprio in quello che i terrestri chiamano 21 dicembre. Marry, marry Christmas!! And a happy, very very happy new year...

((La sveglia assordante fallì nel suo obiettivo perché, si sa, è impossibile svegliare chi è già sveglio.))

Smontò dal letto, cercando di non farsi del male. La sera precedente e quella prima ancora, infatti, Dante era capitombolato dal letto per terra perché, avendolo acquistato da poco, dimenticava sempre che fosse verticale. Già. Questi ergonomicissimi sacchi a pelo venivano usati per i viaggi nello spazio, e da poco anche sulla Terra andavano di moda, per il loro design e il materiale che, come diceva la pubblicità, procurava alla schiena "un sacco di piacere". L' unico inconveniente, appunto, era che la schiena risanata durante la notte tornava a riacciaccarsi dopo l'urto mattuttino col pavimento. Particolari. Ebbe successo quella mattina, e il corretto funzionamento delle sue articolazioni gli permise di mettere su il caffè. Mentre questi gorgogliava, come era solito fare ogni mattina, accese la tv, sintonizzandola sul telegiornale delle otto. Il compleanno del premier, la morte di una comparsa in un film di Fellini, il colore della stagione...: nulla. Spense, andò a lavoro, tornò dal lavoro, ritornò a casa sua e si reinfilò nel sacco. Quella notte la passò ad ingoiare sbadigli fino alle sei meno un quarto del mattino, ora in cui crollò come una palazzina durante il terremoto. Inutile dire che il terremoto della sua vita da lì a poco tempo avrebbe avuto un nuovo e rinnovato epicentro che avrebbe provocato il crollo definitivo delle sue fondamenta, già traumatizzate a dovere. Per il momento siamo ancora nella fase di quiescenza: i primi prodromi cominciarono a manifestarsi dopo quest'altra notte seminsonne, proprio in quel telegiornale che il giorno precedente avrebbe potuto anche risparmiarsi.
((Pale rotanti di elicottero))
(...si, Angela, sono sospeso nel cielo campano, sopra la campagna di Angri. Questa mattina il contadino P... C..., affacciandosi alla finestra di casa sua per dare il buon giorno al mondo ha trovato i suoi aranci, alcuni dei suoi aranci, piegati in uno strano modo, verso il basso, a formare un disegno. I tronchi, chissà come, non si sono spezzati. Guardate... anche voi da casa riuscite a scorgere perfettamente che si tratta di un cerchio perfetto, con all'interno un omino a testa in su e uno testa in giù con gli occhi sbarrati. Fenomeno extraterrestre, oppure anche questo uno scherzo di cattivo gusto? Da Angri, Campania, è tutto. A te la linea.)
(Grazie Stefano, e adesso, a proposito di alieni, Playboy ha stilato la classifica delle cento donne più belle del globo. Bellezze extraterrestri, è vero, ma nella maggior parte dei casi, a intervenire, è la mano aliena del chirurgo... Il servizio di Elena Forlegas...)
Quello strano disegno... Chi lo ha fatto? Che vuole dirci? Perché ha usato proprio la nostra Terra come lavagnina? Ma soprattutto: perché la mia pelle è a dir poco accapponata? Col tempo Dante aveva imparato a dare giusta importanza alle parole del suo corpo, perché erano quelle a suggerirgli le poesie tanto apprezzate dal pubblico. Se un emozione ti fa tremare il cuore, o la pelle, allora si che è un'emozione. Quando poi ha ripercussioni anche sull'apparato digerente, sulla pancia, allora quello è un altro paio di maniche. Quello si chiama amore, e proprio non vale la pena scriverci su: è scontato oltre che impossibile.
Dante era un poeta perché non scriveva versi in cambio di una remunerazione. Per lui il guadagno era marginale, tanto che solo la metà delle sue produzioni era affidato alle stampe. Il resto restava nel suo cuore, o su fogli maltrattati in casseforti inespugnabili. Dante era un poeta, e poteva ben gridarlo, al diavolo la modestia. Ma quello che in realtà voleva essere non era un poeta, bensì una poesia. Una poesia ambulante, in grado di emozionare le persone con i gesti, gli sguardi, le parole...
La persona migliore del mondo, col talento del suo omonimo trecentesco ma senza quel caratteraccio. Potranno dire al massimo, bonariamente, con lo stesso naso aquilino! Ma nulla di più.

Che fine avrà fatto... supposto che esista sul serio e non sia un capolavoro della mia vena immaginifica, aveva detto che sarebbe arrivata. A breve. Questo più di sessant'anni fa. Sono vecchio e la Signora già brandisce la falce con la sua aria camorrista (aria camorrista, mm... dov'è il taccuino?). Si, ammesso che esista, quali possono essere i motivi per cui non è ancora qui, da me?
Quell'omino morto a testa in giù non può averlo fatto lei...
no...

(Notizia shock. Ci arrivano adesso dalla regia delle immagini provenienti dalla Russia, dagli Stati Uniti, dallo Sri-Lanka, dal Giappone e dal Congo. Piantagioni e piantagioni in tutto il mondo recano la scritta

The ending breath
you soon will see
and of the earth
and of the sea

Chi avrà prodotto questa macabra poesiola, simultaneamente, nelle terre di mezzo mondo?...)

Presto assisterete all'ultimo respiro sia della terra che del mare... in inglese, per farlo comprendere a tutti, come è ovvio. Ma che... no. No... non può averlo scritto lei. Non può.


Fu così che si arrese alla volontà crudele del suo popolo. Che la invadessero pure, la Terra! L'importante è raccogliere non seminare.
Solo un ultimo desiderio, vi richiedo, prima che mi cancelliate.
L'ultimo desiderio era sacro su Yuhghorth, più sacro dello stesso Dio di cui stavano altamente fregandosene.
Lasciate che io dorma, fino a quando non mi risveglierò.
Accordato. Solitamente gli ultimi desideri sono più pretensiosi.
Erano 65 anni, e più, che Et'nad era sotto giogo. Alimentavano la sua non-vita con flebo nutritive; le impedivano di dormire con sostanze stupefacenti. Un essere umano sarebbe rimasto stecchito dopo poche settimane. Ma gli ex-abitanti di Yuhghorth avevano tutto moltiplicato per due: oltre che due mani, due piedi, due polmoni e due occhi, anche due cuori. E due cervelli. Sarebbe bastato loro usarne la metà e tenere l'altra in "ricarca" e avrebbero potuto benissimo sopravvivere in eterno. Se non fosse per il fatto che in queste condizioni non sprizzavano superdoti da ogni poro, potendo raggiungere un QI che si avvicina a stento al nostro 171.
Staccarono dunque le spine, tutt' e due. Et'nad era libera. Libera di dormire, di sognare, di sfruttare appieno le sue potenzialità per uscire di sé e recarsi dove avrebbe voluto essere in realtà. Da Dante. Il suo bellissimo Dante, che gli era stato negato per 65 anni. Trasse un respiro-sospiro, calandosi con gioia estatica nella sua trance.

Mi minacciano, i colori. Tra queste tante anime, riconoscerò la mia? Vedi quella quant'è nera, e quest'altra poi... cova rancori. Certe, addirittura, meditano la morte del proprio figliolo. Qualcuna biancabianca c'è, ma è piccolapiccola... non fa nulla per lasciare una traccia... sta li, in solitudine, a biancheggiare flebilmente. Dove mai sarà quell'anima grande e bella, ricolma di passione e di speranza? In questa congerie non la trovo, non l'avverto. Può mai essere partita? Può mai essersi ricongiunta all'Origine, senza me? Come farò adesso... già mi perdo... oh, Dante mio, non aver paura. Avvicinati, perché io, senza te, non so morire...

No, no... devo restare sveglio. Non posso permettermi di dormire: se mentre dormo succedesse qualcosa? No, no... devo restare sveglio. !: programmerò la sveglia affinché squilli tra un'ora esatta. Dovrò svegliarmi per forza.
Non mi è mai venuto così tanto sonno, così repentinamente. Fua... vuol dire che ne ho bisogno. Notte, mondo. Non preoccuparti, tra un po' mi sveglio, e mi racconti tutto.

Sei tu, sei proprio tu! Ce ne hai messo di tempo!
E-Et'nad...
Amore mio!
...
Non parli?
... i-io...
Abbracciami, Dante, voleremo via di qua. Ben son, ben sono io... la tua anima gemella.
Io ti abbraccio e...
si, mi abbracci, e voleremo insieme, a Dio. Saremo uno con lui, capisci? Saremo felici!
Moriremo...
Rivivremo!
Ma...
Se tu ti risveglierai, non ritroverai lo stesso mondo che hai lasciato addormentandoti. Oramai sono calati, quelli che erano con me: stanno mettendo morte e distruzione in tutto il tuo pianeta. Hanno estorto dalla mia mente il tuo nome, sono risaliti a te e alla tua abitazione... lo schianto iniziale era solo un diversivo! Sarebbe servito a farti credere che gli "extraterrestri" non sarebbero mai riusciti ad approdare vivi sulla Terra. Mi hanno imprigionata, mi hanno privata del sonno affinché io non potessi più parlarti e darti la possibilità di mettere in guardia te e il tuo mondo dell'imminente pericolo... non volevo che andasse a finire così, te lo giuro, volevo davvero che anche gli altri, come me, trovassero lo spirito a loro affine: la felicità. Ma non mi hanno ascoltata. Non mi hanno creduta. Mi hanno tradita.

He... Che hai combinato...
Dante io non volevo! Ma tu, ma tu ci sei con me? Mi abbracci?
...
Dunque??
(Che co...)? (HA)! (h-h-h-h-hh) ...
Dante? Dante, dove vai? Fermati! Dove vai senza di me?

Egli distese le braccia e il viso, come a dire "vieni, amore, sei ancora in tempo, abbracciami!".
Lei capì subito, eppure troppo tardi.

(( La sveglia assordante fallì nel suo obiettivo perché, si sa, è impossibile svegliare chi è morto.))

L'umanoide immolò Dante, passandogli il cuore col suo spiedo. Spietato.
Mentre il suo spirito colava pigramente sopra il Cielo, sulla Terra il corpo suo freddato, freddo, si immergeva nel più lungo e inesorabile dei respiri: l'ultimo.
........................................................................................
...
...

(Coglione... coglione! Le hai guardate le stelle? " Io veglio di qua, veglio di là, torno all'alba, le stelle, i desideri..." Alle due mi sono affacciato alla finestra: dormivi a pancia sotto. Aiutami a montare l'ombrellone... ... O! che fai? Resti, o te ne sali?)
H. Mi sa che resto.




UNA STORIA VERA, TOTALMENTE BASATA SULLA MIA IMMAGINAZIONE.

martedì 3 agosto 2010

La Fine Dell'Avventura


di Graham Greene


In ogni mia recensione mai mi sono soffermato sulla trama del libro mentre ho sempre provato a scrivere quelle riflessioni che l’autore prova a suscitare in me e in tutti voi : riflessioni fatte dall’uomo circa l’uomo che solo i preti,i filosofi e gli scienziati sanno fare : così in questi momenti io sono un loro pari.Questa volta però proverò sia a scrivere quello che ritengo il passaggio fondamentale della storia,sia le mie tanto amate riflessioni.
In La fine dell’avventura (The end of the affair) del 1951 Greene racconta una storia di conversione.Una bomba cade sopra la casa in cui si trovano l’adultera Sara Miller e il suo amante Maurice Bendrix.Quando la donna, che è stata battezzata ma non lo sa, scopre l’uomo sepolto dalle macerie,credendolo morto,si inginocchia e implora quel Dio che non conosce e al quale non crede,di salvare l’amante, impegnandosi in cambio a non vederlo mai più.Ebbene, qualche minuto dopo, scopre che in realtà Maurice è vivo.Sebbene non voglia mantener fede a quella promessa, non rivedrà più l’uomo.Per questo Sara odia quel Dio al quale continua ad essere sicura di non credere e che le sta sottraendo la sua felicità ma proprio odiandolo perché l’ha presa alla lettera, la donna capisce che in realtà crede in Lui.La fine dell’avventura insegna così che la fede in Dio non è un carattere ereditario o frutto di un passaparola in cui ognuno crede perché l’altro gli ha detto che Lui esiste.Per credere veramente bisognerebbe che noi tutti viviamo da atei delegando alla vita l’innesto in noi della fiamma viva dell’amore verso Dio.E lo strumento per giungere a questa rivelazione è l’amore,quello umano,corporale e imperfetto come scrivevano gli stilnovisti più di settecento anni fa ma sorprendentemente lo è anche l’odio,o meglio un certo tipo di odio,quello di cui Greene scriveva circa sei decenni fa.
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lunedì 28 giugno 2010

PROLOGO DELLA TESINA DI FILOSOFIA

Conobbe la sua bella in quella sera
dietro a quel dì nel qual v'era la prova ,
quel dì di vetro in cui da lui potevano
le tasse del saper esser riscosse.
Per quanto schiettamente egli 'l sapesse,
rivolse ver l'amor 'l suo interesse...
Destossi il sol, e il giorno pur con lui,
fatal quanto radioso. Non eran bui
rovelli a soqquadrar l'animo suo,
quando una voce si levò, nefasta,
levando il sinistrato dal suo posto:
"Del giro, tu soltanto sei rimasto."
Dunque andò, come va 'l capretto al rogo.
Non è via per lascar dell'ansia 'l giogo,
sia d' affrontar l' esame, o l' Ogopogo...
Su Galilei, Descartes, Spinoza e Locke
si interrogava, e pur su Bruno l'occhio
docente scorse una domanda ad hoc:
E il nostro buon non seppe dir per cosa
i due panteismi di Bruno e di Spinoza,
per qual motivo, insomma, non si sposano.
Per ben non tratteggiò la differenza
tra quel che Benedetto e Renèe pensano
riguardo la question della sostanza.
Raccimolò un sei pieno di vergogna,
col chiodo di rifarsi, pen la gogna:
Ormai quell' aureo nove è un aereo sogno.
E venne il tempo, al fine, del riscatto:
studiò, studiò, studiò, diede di matto,
vegliò 'l giorno, la sera e anche la notte.
L'asettica cifra araba a verbale
voleva dire sette e mezzo. Male!
La volontà di tutti e generale
differivan, ma di poco. Rousseau...
Che tiro il tuo concetto gli giocò!
Potea sbirciar, ma preferì di no.
Ma perché dimostrò grande passione,
il maestro dié la sua disposizione
per un' ulteriore interrogazione.
Errare è umano, giusto, a volte logico
però 'l perseverar è pur diabolico.
Ma ai proprii errori riparar, è angelico.

Haiku

Muchuu na satsujin.
Kare no ha shindoushiteru:
namida to ketsueki .