venerdì 29 maggio 2009

Viaggio nel tempo



Salve a tutti, mi presento:
sono Jacopo Ore Fermi.
State un attimo a sentirmi:
compirò un viaggio nel tempo!

Sto per fare un’esperienza
la qual mi farà capire,
se così si può mai dire,
del progresso che si pensa.

Ma vorrei rettificare:
forse è meglio dir “pensato”
poiché proprio nel passato
io mi accingo a viaggiare.

Duemila e settecento:
in quest’epoca io vivo.
A dormir più non riuscivo:
concepii l’esperimento.

Funzionò perfettamente
e ho pensato: “Il tempo è mio!
sono come Nostro Dio:
onnisciente e onnipresente!”

L’evoluzione è finita
perché non si va più avanti
con la scienza, a cui tanti
dedicarono la vita.

Oltracciò io vorrei dire
che il futuro siamo noi,
che c’è il prima, non il poi.
Più non voglio proseguire.

E’ arrivato il gran momento:
mi sistemo la cintura
e, non senza aver paura,
digito: 1300.


*

Nuovamente alla partenza
la mia corsa è terminata.
Senza dubbio sto a Firenze:
mamma mia, quant’è cambiata!
Niente macchine volanti
nel paese in cui son nato.
Dopo un po’ noto un passante
con un gran naso aquilino…
Meraviglia! E’ proprio Dante!
Mi avvicino e poi m’inchino
“Sono Jacopo Ore Fermi”.
Come un buffo manichino
sento tutto irrigidirmi
(così grande è l’emozione)
non appena inizia a dirmi:
“ Come te non son persone
per vestiario, lingua e modi.
Vo’ con te tener tenzone!
Fa’ ch’un’altra parol odi
Se mai chieder i’ lo posso
affinché maggio ti lodi.”
Dopo che mi sono scosso
mi rammento la missione
per la qual mi sono mosso
dalla mia generazione.
“Io da te sono diverso
perché ad alcuna fazione
appartengo o sono avverso.
Certo non ci crederai
ma io son d’un universo
che da qui è lontano assai.
Vorrei chiederti che pensi,
spero mi risponderai,
della storia e i suoi processi,
se per te l’uomo si evolve
o alla fine siam propensi.”
“Soltanto siamo polvere
riteng’io, al confronto
di Dio, lo qual c’assolve
da nostro simile affronto,
che crediamci superiori
a tutto, e senza sconto.
Io, Alighieri Dante
di un’era d’argento e d’oro
sono un dei discendenti,
della qual son pur costoro
che distruggono Firenze.
Può mai esser gran futuro?
Amico mio, che pense?
Per me andiamo a retroceder
anziché andar innanzi,
non può altro che succeder
una tal digradazione
atta spezialmente a leder
parte di popolazione
che non segue la virtute
e che è in competizione
sol per guadagnar salute.”
Quando smette di parlare
Mi si accappon la cute,
ed io prima di andare
il gran genio senza pari
devo a forza salutare.

*
Questo viaggio si è concluso,
sono ritornato a casa.
Mi ritengo un po’ migliore:
non mi credo superiore
e nemmeno più evoluto
di chi vive in una fase
della storia in cui la base
della vita era “sudore
e sacrificio” non “uso,
butto e di nuovo consumo”.
Ciò che rende tale un uomo
non è avere un cellulare
o risorse da sfruttare.
Riconoscere in ciascuno
delle autentiche persone
con pensieri ed emozioni:
proprio ciò si deve fare
affinché ci sia un futuro
in cui chi ha da dire dice,
dove tutti sono in pace.
Un futuro più felice.

1 commento:

  1. Spirito creativo,lingua e stile appropriati caratterizzano questo tuo scritto.La morale finale ne fa un componimento didascalico.Beh che dire più?Ancora una volta ti sei esaltato...anche se una parte contraddice la tua filosofia,o socrate:la somma sapienza non è sempre un bene come solevi dire!
    P.S. Speriamo possa vincere qualche premio!!!

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